PALAZZO NATTA – Como
Restauro conservativo – coperture e intonaci
Proprietà: Comune di Como
Direzione Lavori: arch. Clemente Tajana e Piera Pappalardo
Consulenza scientifica: prof. Stefano Della Torre
Soprintendenza: arch. Alberto Artioli
Direzione cantiere: arch. Matteo Motta
Responsabile dei restauri: arch. Roberto Segattini
Anno di realizzazione: 1999-2000
Caratteristiche dell’edificio
L’intervento di restauro ha riguardato le facciate e le coperture del palazzo, preliminare a un riuso dell’edifici a fini culturali. Oltre a bloccare le situazioni di degrado più urgenti, i lavori hanno consentito di indirizzare la progettazione verso le destinazioni d’uso più opportune, nel rispetto delle preesistenze.
Stato di conservazione
Le condizioni della copertura avevano provocato ingenti infiltrazioni di acqua nelle murature e la formazione di virulenti efflorescenze. Il manto in tegole e piode presentava numerosi elementi danneggiati e smossi; il sistema delle gronde e dei pluviali appariva gravemente danneggiato o mancante; nell’assito in legno erano presenti porzioni in stato di marcescenza. Gli intonaci delle facciate erano interessati da lacune, dilavamenti, distacchi e, fenomeno più grave, risalite di umidità dal terreno.
Intervento
Le opere sul tetto hanno compreso la rimozione di alcune lastre in cemento amianto, il consolidamenti di diverse capriate con protesi lignee, il riordino del manto con reimpiego degli elementi originali e l’integrazione con pezzi nuovi, il rifacimento del sistema di smaltimento delle acque piovane con elementi in rame. Per garantire la massima areazione del sistema tetto si è rinunciato alla posa del classico strato isolante. Dagli intonaci sono state rimosse tutte le rasature e integrazioni cementizie e le consistenti stratificazioni di guano, che hanno richiesto anche trattamenti locali di desalinizzazione a impacco. La pulitura è stata improntata alla massima selettività, in relazione alla natura e alle condizioni delle superfici e degli inquinanti si è fatto ricorso all’uso di laser, bisturi, micro sabbiatura e impacco. Tutte le superfici lapidee sono state sottoposte a trattamento biocida e a un’attenta opera di sigillatura protettiva dei giunti tra superfici lapidee e intonaci dei contorni di finestre, bugne e fasce marcapiano. Le pietre e i lacerti di pittura sono stati consolidati e protetti con opportuni prodotti polimerici, mentre gli stucchi sono stati trattati con applicazioni di malta di calce. Cenni storici Nel 1980 il Comune di Como acquistò Palazzo Natta, nel centro storico cittadino, che verteva in stato di dequalificazione e degrado, per inserirlo in un circuito di edifici storici con funzioni culturali. L’attuale configurazione del palazzo costituisce l’esito di un processo di evoluzione piuttosto articolato, che comprende la trasformazione cinquecentesca di una casa medievale e l’aggiunta, nel Settecento, di una corte che imita e prosegue il disegno preesistente, secondo il principio della “conformità”. La serie di busti in stucco, che orna la facciata cinquecentesca, raffigura la genealogia di Filippo II, il sovrano in carica al momento in cui Giacomo Natta decise di trasformare la dimora: Federico V d’Asburgo, Massimiliano I, Filippo il Bello e Carlo V, mentre nei dodici busti del cortile si identificano i Cesari di Svetonio, in un chiaro omaggio all’Impero. Nel corso del successivo ampliamento, la famiglia Natta si preoccupò di estendere la serie, aggiornandola alla situazione politica del momento e dedicando quindi i sei nuovi busti al regnante Carlo VI e ai suoi predecessori. Per quanto riguarda gli intonaci, le campagne stratigrafiche condotte hanno riportato alla luce una tinta originale bianco abbagliante per la facciata cinquecentesca e un intonaco monostrato, di granulometria più grossolana e rivestito di una tinteggiatura rosa per quella settecentesca. Da questo momento la storia cromatica del palazzo diviene unitaria e comprende tre fasi principali: una tinta grigio chiaro, una gialla e una, l’ultima in ordine cronologico, marrone. Dell’originaria struttura medievale, i restauri hanno riportato in luce un intero solaio a orditura semplice e travetti decorati, una parte di copertura con capriate con giunti a incrocio e dei brani di intonaco decorato, sia interni che esterni. Un capitolo a parte riguarda gli stucchi in cocciopesto armato con grossi chiodi e rifinito con malta bianchissima. In alcuni fregi a stucco è stata rinvenuta una malta di colore nerastro, addittivata con carbone vegetale, probabilmente utilizzata per potenziare l’effetto del chiaroscuro.