GALLERIA VITTORIO EMANUELE II – Milano
Restauro conservativo di superfici musive
Committente: Settore Tecnico Cultura e Beni Comunali Diversi del Comune di Milano
Progetto e DL: Pasquale Francesco Mariani Orlandi
RUP: Silvia Volpi Soprintendenza Libero Corrieri – Alberto Artioli
Direzione Operativa: Simone Ascione – Vittorio Alfieri (Comune di Milano)
Coordinamento tecnico: Paolo Maggi (Trivella SpA)
Caratteristiche del manufatto
L’imponente realizzazione, che collega piazza del Duomo a via Manzoni, fu progettata nel 1864 dall’architetto bolognese Giuseppe Mengoni, inaugurata nel 1867 e terminata nel 1878, con il completamento dell’arco trionfale. La pianta a due vie e la piazza centrale, interamente chiuse da coperture in ferro e vetro, ne fanno uno dei più compiuti esempi milanesi di “architettura della quantità”: il braccio principale misura 196 m di lunghezza, 14,5 di larghezza e 32 di altezza; la cupola 39 m di diametro e il vertice a 47 dal pavimento; sotto i bracci si estende un sotterraneo a due navate, oggi in parte frammentate. Nel corso dei bombardamenti del 1943 andarono distrutti le coperture, quasi tutti gli intonaci e la pavimentazione a mosaico. Quest’ultima fu ricomposta secondo il modello originale nel 1967, dai mosaicisti Aquino e Campanati.
Stato di conservazione
Le superfici della pavimentazione, costituite da lastre di Bardiglio, Rosso di Verona e granito, e mosaici in tessere di Bardiglio, Rosso di Verona, Marron Prugna, Nero Assoluto, Bianco del Grappa e Rosso di Francia, stelle e tozzetti in vetro smaltato, si presentavano in generale in cattive condizioni di conservazione, con ampie porzioni in cui gli elementi erano perduti, in fase di distacco o comunque deteriorati. Il supporto, indagato in maniera sistematica con stratigrafi e, ha rivelato resistenze meccaniche generalmente insufficienti e in alcune zone irrimediabilmente compromesse. I rosoni dei lucernari apparivano deformanti, in parte distaccati dal supporto e con le lastre di plexiglass trasparente rotte e fessurate, causa di ampie infiltrazioni nei locali sotterranei.
Intervento
Le opere di tipo conservativo hanno interessato le lastre lapidee, le tessere e gli altri componenti dei mosaici, che sono stati riproposti negli stessi colori e disegni del progetto originale. Un’analisi preliminare ha separato i materiali in buono stato di conservazione da riutilizzare da quelli da sostituire con materiali identici stuccati e velati in modo da ricomporre un’armonia generale della pavimentazione. Le superfici sono state in seguito levigate e protette. I lucernai ottagonali, che un tempo illuminavano dal basso la pavimentazione, sono stati restaurati in laboratorio e ricollocati in opera grazie all’impiego di speciali prodotti adesivi e sigillanti. I sottofondi, che non erano stati toccati dal recupero degli anni Sessanta, sono stati sottoposti a un trattamento di consolidamento generale, con rifacimenti localizzati a base di malte addittivate con fibre solo nelle porzioni più compromesse dal punto di vista meccanico Un cantiere in tempi da record La commissione dell’opera richiedeva tempi di esecuzione particolarmente rapidi, con un’organizzazione del cantiere in grado di interferire il meno possibile con le attività commerciali e la vita cittadina. Le opere si sono concluse nei 7 mesi previsti dal progetto esecutivo, grazie a un’accurata gestione del cantiere e alla selezione di una squadra di operatori esperti che ha interagito in perfetta sinergia nelle diverse fasi operative. L’impiego di pareti mobili trasparenti ha permesso di realizzare dei box di lavoro di facile movimentazione, in base alle esigenze delle operazioni. Seguendo le indicazioni dai commercianti, la pavimentazione è stata suddivisa in tante piccole aree d’intervento, all’interno delle quali agivano gli operatori, protetti – ma non nascosti – dai box trasparenti. Questa soluzione, oltre a minimizzare il disagio per gli esercenti, ha permesso al pubblico di seguire i lavori e di interagire con i protagonisti del cantiere per tutto il suo svolgimento. Il lavoro, durato complessivamente 50.000 ore-uomo su 200 giorni consecutivi, è stato organizzato in tre turni quotidiani, nel corso dei quali si avvicendavano venti restauratori mosaicisti, affiancati da diversi artigiani levigatori, marmisti e muratori specializzati. Approfondite sperimentazioni e ripetute analisi hanno guidato la scelta dei materiali da utilizzare. In questa fase è stato fondamentale l’apporto di Mapei, che ha messo a disposizione i propri laboratori e la propria competenza per selezionare le soluzioni più appropriate, in termini di compatibilità con le preesistenze, durabilità delle opere, sicurezza e impatto ambientale. Il successo dell’intervento, che ha riscosso il plauso generale di amministratori e cittadini, si è fondato sulla capacità dimostrata dai tecnici di Trivella SpA di sapere gestire e coordinare cantieri complessi di grandi dimensioni, dove interagiscono un grande numero di fattori oltre a quelli consueti tecnici e operativi, lasciando il dovuto margine di partecipazione ai rappresentanti della committenza, ai funzionari preposti al controllo delle opere, ai fornitori dei materiali e, non ultimi, ai fruitori dei beni restaurati.