CASA RUSTICI – Milano
Restauro architettonico – rivestimenti lapidei, intonaci
Proprietà: Condominio
Direzione Lavori: ing. Paolo Wertenstein
Direzione cantiere: Adriano Traversa
Soprintendenza: arch. Sylvia Ponticelli e Alberti Artioli
Collaborazione scientifica: prof. Filiberto Finzi, dott.ssa Giovanna Alessandrini
Anno di realizzazione: 1990-1992
Caratteristiche dell’edificio
Capolavoro dell’architettura razionalista destinazione residenziale, ideato e realizzato fra il 1933 e il 1935 dagli architetti Giuseppe Terragni e Luigi Lingeri, riunisce in sé la sperimentazione di concetti urbanistici e tecniche costruttive innovativi. L’edificio si sviluppa in due blocchi, di otto livelli ciascuno, collegati da balconate aeree in cui domina il vetrocemento.
Stato di conservazione
L’edificio verteva in condizioni precarie sia dal punto di vista dell’immagine che dei materiali, che in alcuni punti rappresentavano un vero pericolo per l’incolumità pubblica. L’intonaco, in origine un “Duralbo” rosa salmone e avana chiaro, risultava ricoperto da una pittura plastica in fase di distacco. Le lastre di Marmo Lasa presentavano un diffuso stato di solfatazione, con seri problemi di fatturazione e, in alcuni punti, disgregazione. Il mando di malta di allettamento era in più zone completamente deteriorato.
Intervento
Le lastre di marmo sono state pulite con acqua nebulizzata, consolidate, protette e assicurate al supporto tramite tasselli in acciaio inox AISI 316, specificatamente progettati e realizzati per potere essere applicati su uno spessore di soli 2 cm. Le lastre recuperabili sono state sostituite con altre delle stesse qualità e caratteristiche cromatiche. L’asportazione del rivestimento plastico ha permesso di ritrovare i colori primitivi che sono stati riproposti dalla nuova tinteggiatura a base di resine siliconiche.
Cenni storici
Casa Rustici venne realizzata nel triennio 1933-35 dallo Studio di Architettura di G. Terragni e L. Lingeri attivo a Milano dal 1932, che rappresentò uno di fulcri più vitali della produzione razionalista italiana. Il progetto dell’edificio, soprannominato “la gabbia del merlo” per la sua particolare struttura a pieni-vuoti, venne respinto per nove volte dalla Commissione Edilizia del Comune, che basava i suoi criteri di valutazione da parametri ben lontani dalle sconvolgenti innovazioni tecnologiche e progettuali adottate dal Movimento Razionalista in quegli stessi anni. Il tema della residenza veniva risolto in termini urbanistici molto innovativi: la costruzione non occupava tutto il lotto disponibile, distribuendosi in due blocchi apparentemente indipendenti ma collegati da ardite balconate aeree che lasciano aperto un “cannocchiale visivo” su corso Sempione. Il risultato è un rapporto nuovo, più aperto, con lo spazio urbano, reso particolarmente piacevole dalla fisionomia alberata della strada. I progettisti fecero uso del marmo, materiale italiano e razionalista per eccellenza, e di novità assolute come il vetrocemento, l’alluminio, il linoleum negli interni comuni e di tutte quelle soluzioni architettoniche e costruttive che andavano individuando la produzione razionalista in tutta Europa: i tetti piani, le ampie vetrate, gli angoli vivi, la penetrazione dell’aria e del verde negli spazi dell’edificio. A mezzo secolo dalla costruzione, la labilità costruttiva sembra essere il difetto tipico di tutta la produzione razionalista, per due ragioni principali: un’impostazione ideologica tesa più alla risoluzione delle problematiche funzionali del progetto che alla durabilità dell’opera e l’uso di materiali innovativi, poco o mai sperimentati prima e, nel caso italiano, di origine autarchica.
Le pitturazioni originali furono realizzate nel 1935 dall’impresa Trivella AF, di Achille Flaminio Trivella nonno degli attuali dirigenti.