ARCO DEL MELONCELLO – Bologna

Restauro monumentale – Materiali lapidei

Proprietà: Comune di Bologna
Direzione Lavori: ing. Aldo Barbieri
Direzione cantiere: arch. Gabriele Sbaffo
Coordinamento restauro: Cinzia Oliverio
Soprintendenza: arch. Serchia
Anno di realizzazione: 1999

Caratteristiche dell’edificio
Fulcro di collegamento tra i due tratti del Portico di San Luca, quello di città e quello di collina, il settecentesco Arco del Meloncello costituisce anche una sorta di porta urbana. La soluzione ad arco, concepita da Carlo Francesco Dotti, a cui è riconosciuta la paternità del progetto, consentiva il passaggio dei pellegrini senza interferire con l’agibilità della Strada di Saragozza, importante arteria di collegamento cittadino. L’arco è stato oggetto di un restauro precedente, probabilmente coincidente con l’Anno Santo 1955, di cui però non sono sopravvissute documentazioni. Il presente intervento costituisce uno stralcio del progetto di conservazione del complesso dei Portici di San Luca, esteso da Porta Saragozza al Santuario della Beata Vergine.

Stato di conservazione
Le superfici si presentavano generalmente in stato di avanzato degrado; gli intonaci estesamente ricostruiti con malte cementizie in parte distaccate dal supporto in cotto e in pessime condizioni, le tinteggiature fortemente dilavate e annerite, le basi delle colonne in arenaria esfoliate, rivestite da più strati di vernice. Sui paramenti in cotto erano presenti efflorescenze saline e muffe causate dalla risalita di umidità dal terreno.

Intervento
Gli intonaci a base di calce, previa eliminazione delle porzioni irrecuperabili, sono stati puliti con acqua a bassissima pressione. Sul paramento in cotto liberato dai rivestimenti e dalle integrazioni deteriorate o incompatibili, di natura cementizia, sono state reintegrate tutte le stuccature, i riempimenti, i consolidamenti impiegando formulazioni idonee, chimicamente e fisicamente compatibili con il materiale originale. Si è realizzato un consolidamento con aspersioni e impacchi di Paraloid AB57. I nuovi intonaci sono stati realizzati con malte di calce, tinteggiati con un fondo di latte di calce e due mani di colore sempre a calce, stese a velatura. Alcune decorazioni ad affresco, individuate sotto gli strati di ridipintura, sono state liberate, consolidate e fissate al supporto. La loro pulitura è stata eseguita con impacchi di acqua deionizzata su fogli di cellulosa e la reintegrazione pittorica con acquerelli a pigmenti stabili. Le parti modellate in cotto, in condizioni di conservazione generalmente cattive, sono state pulite con acqua deionizzata, impacchi con AB57 e bisturi; sono state fissate le porzioni esfolianti, stuccate le crepe e le fessure e ricostruiti i profili e i modellati perduti. Ha chiuso i lavori un trattamento idrorepellente esteso a tutte le superfici. Cenni storici: All’epoca della costruzione dell’Arco del Meloncello, avvenuta in fasi diverse tra il 1718 e il 1732, il Portico di San Luca, il Rosario che attraverso quindici Misteri si snoda sino al Santuario della Beata Vergine, era già in gran parte costruito e comunque risultavano edificate le parti terminali dei tratti di città e di collina. Costituendo il fulcro tra i due tratti, l’Arco rappresenta anche una sorta di porta urbana aperta sulla Strada di Saragozza, l’importante via di comunicazione verso il contado sud occidentale della città di Bologna. La soluzione ad arco, presentata nel 1714 all’Assunteria di Ornato da Carlo Francesco Dotti, risolveva efficacemente i vincoli che gravavano sul progetto: la necessità di una soluzione sufficientemente monumentale, adeguata all’importanza religiosa delle annuali celebrazioni mariane, l’attraversamento della Strada di Saragozza, l’innesto con quella di San Luca a forte pendenza, i problemi di stabilità del terreno e di proprietà. Il grande portale centrale costituisce l’episodio principale dal punto di vista formale e dimensionale del monumento, che risulta in realtà costituito da tre parti: il tratto a valle, l’arco stesso e il tratto a monte. Il tratto a valle consta di cinque occhi di portico, dal secondo dei quali si accede alla piccola chiesa di Santa Sofia. L’arco, a pianta quadrata e voltato a cupola, si appoggia su un basamento a bugnatura semplice. Ai due lati presenta un motivo uguale, a timpano retto da due semicolonne e sovrapposto da una semplice trabeazione con paraste, che reggono un alto fastigio ricco di iscrizioni e di stemmi. La parte a monte è costituita da un tratto di portico ad andamento molto sinuoso.